Il vitigno si riconduce ad una famiglia di San Paolo di Civitate, Famiglia Manes , a metà 800
Storia del Vitigno “Uva Manes “
La Puglia è terra di grandi tradizioni vitivinicole. Per la produzione di vini DOC la Puglia è seconda solo alla Toscana e i suoi vini sono ormai conosciuti in tutto il mondo.
Terra particolarmente ricca di vigneti e vini importanti è la Capitanata (odierna provincia di Foggia). Questo nome, ancora in uso, le deriva dall’antica denominazione bizantina e cioè “terra del catapano” che era, all’epoca, l’antico governatore bizantino con poteri civili e militari che aveva il compito di riorganizzare tutti i territori del sud Italia.
Il vitigno che ha dato origine alla ricomparsa di quella che oggi viene chiamata “ UVA MANES “ *1) , si riconduce ad una famiglia di San Paolo di Civitate, Famiglia Manes , a metà 800 , il cui ” scopritore “ Vincenzo ( bisnonno dello scrivente , a cui è stata tramandata l’origine della scoperta e innesto , con la proliferazione su tutto il territorio creando un triangolo di area produttiva , San Paolo di Civitate, San Severo e Torremaggiore .
*1)
In data 13 Luglio del 2021 e’ stato inviato all’Istituto CREA il materiale vegetale dell’Uva Manes , analizzato con 10 marcatori microsatellite (SSR) c/o il laboratorio di biologia molecolare Centro CREA, ove il profilo molecolare ottenuto corrisponde alla MOSTOSA, Codice 157 del Registro Nazionale delle Varietà di Vite
In data 09.Novembre 2023 è stato ripetuto la stessa analisi di comparazione con lo stesso Database del CREA Viticoltura e delle varietà di vite di Conegliano Veneto e corrisponde anch’esso alla MOSTOSA, codice 157 del R.N.delle Varietà di Vite.
Il Vitigno Mostosa
Il vitigno Mostosa è un autoctono a bacca bianca dell’Emilia-Romagna, ma è anche diffuso in tutte le regioni adriatiche fino alla Puglia,. Nelle varie zone in cui è coltivato, il vitigno Mostosa si presenta con vari sinonimi, uno di questi e l’UVA MANES ( il cui sinonimo è in itinere di approvazione ) . Il Mostosa è iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Viti dal 1971 e rientra nei vitigni DOC. Le sue origini sono antiche e sconosciute ( si parla della presenza ai tempi dell’Impero Romano , e prova il fatto che è stati ritrovati dei ceppi nei pressi di un insediamento Romano , Teanum Appulum lungo le rive del fiume Fortore ove è presente ancora i resti del ponte Romano diroccato) e la sua diffusione tra i coltivatori trova origine soprattutto nella sua elevata produttività, da cui l’origine di alcuni dei suoi sinonimi. Il Mostosa viene preferibilmente coltivato su terreni collinari argillosi-calcarei-sabbiosi. Ama le esposizioni solari ben ventilate e risente molto nelle zone costiere del clima marino che apporta una certa salinità alle uve.
Il grappolo del Mostosa è di grande dimensione, piramidale o conico, mediamente compatto, alato. Il suo acino è grande, sferico, con buccia pruinosa, di colore verde-giallo. Il vino prodotto da uve Mostosa ha un colore giallo paglierino intenso, floreale , fruttato, secco, fresco, dal gusto pieno, poco strutturato e di poco corpo. Viene apprezzato come aperitivo, ma si abbina bene con minestre in brodo, primi piatti poco strutturati, secondi di pesce e carni bianche, formaggi molli. La temperatura di servizio consigliata è 10°-14°.
Il nuovo apprezzamento della MANES / MOSTOSA è che tramite il ritrovato vitigno , la Famiglia Manes ha messo sul mercato un Vino Spumante PAS DOSE 10,5°’con metodo classico e naturale.
La Famiglia Manes
La Famiglia Manes ha condotto nel tempo da 150 una cantina vinicola di proprietà, per anni, in San Paolo di Civitate , in Via S.Giuseppe ,n°3, in un’ immobile tutt’ora di proprietà , temporaneamente in disuso ( ma con un programma di ripristino e riuso) , a due piani ,ristrutturato nel 1910, con cantina e stalla al piano terra, e “ Grotta con botti di rovere di vario taglio per una capienza e capacità di circa 80 Hl .
La produzione e trasformazione era per uso personale e per conto terzi , e la cantina era attrezzata per la pigiatura ,diraspatrice e spremitura.
Ad oggi la produzione , trasformazione , imbottigliamento e conservazione viene effettuata nella cantina di un palazzo ristrutturato della Famiglia Manes , sito nel centro storico di San Severo in Vico Gloria , ove Luigi con i figli Vincenzo e Cristian trattano le Uve Manes da 3 anni, in collaborazione di un enologo professionalmente preparato con il quale producono un ottimo spumante con metodo classico.
La denominazione di UVA MANES , dice Gino Manes , è dovuta ad un ritrovamento casuale del mio Bisnonno MANES Vincenzo, il quale in una giornata di caccia lungo il fiume Fortore , voleva fare incetta di liquirizia , pianta erbacea spontanea che si trovava lungo il fiume ( in dialetto Pasta Maurizia) di cui le rive del Fortore ne era abbondante ( oltre 100 anni fa il fiume aveva un alveo largo almeno 50/60 mt e nel punto del ponte diroccato Romano ( i cui resti sono ancora presenti, vedi foto) fra Serracapriola e San Paolo di Civitate , la corrente era impetuosa quasi in tutti i mesi dell’anno, ecco perché della sua denominazione , in quanto in alcune ore della giornata la corrente era talmente forte e impetuosa che era pericoloso attraversarne il guado , molti sono affogati nell’attraversarlo, ecco il perché della devozione della Madonna del Ponte che si festeggia da oltre 100 anni , nella settimana dopo Pasqua, nella sua chiesetta sita sulla riva del fiume) e proprio nei paraggi del vecchio ponte diroccato di era Romana , tirò fuori dal limo della riva , un ramo che secondo mio bisnonno Vincenzo, fosse liquirizia, ed invece nel tiralo a fatica fuori dal limo e scavando a mani nude , arriverò ad un ceppo intriso di limo e argilla che era affossato per quasi un metro e si accorse che era una barbatella con un tralcio abbastanza lungo, spazientito ma entusiasta della curiosa scoperta , il giorno seguente con alcuni suoi operai contadini, ritornò attrezzato di pala e piccone .
Il giorno seguente , tracciò uno scavo di circa 20 meri, facendo rinvenire una decina di ceppi ( in dialetto “ cioccr “ ) , composti a mo di filare e il primo estirpato venne ripulito del fango e argilla il cui tralcio era di colore chiaro, e all’estremità aveva piccole radichette. Il bisnonno pensò , anche perché confortato da alcuni studiosi della storia di Tiati, compaesani , che quello era un impianto dormiente e “ ibernato “ negli anni, in quanto oltre che sulle colline di Civitate , anche lungo il fiume c’erano insediamenti di era Romana (Sotto il ponte moderno sono ancora visibili, tra la vegetazione, i contrafforti dell’antico ponte romano , in quanto il fiume fortore era anche navigabile fino alla foce abitata sull’adriatico ( insediamento di Civita a Mare)
In seguito li portò in vigna ed una parte li ripiantò di sana pianta e dagli altri fece dei tagli che innestò su altri tralci.
Il risultato? Un vitigno cresciuto inaspettatamente e miracolosamente , sia dal tralcio originale, che dall’innesto, a mò di cespuglio ove ogni grappolo era enorme ( anche 2/3 chili a volte, vedi foto ) , ed ogni tralcio poteva portare fino a 20 chili di uva bianca , con la particolarità che era un aspra con retrogusto di limone e la sua gradazione alcolica non arrivava ai 9°, quindi possiamo dire che poteva essere classificata come una bevanda da uva.
Crebbe la curiosità di impiantare questo vitigno , che non ha eguali nel nostro territorio, infatti ci fu una corsa a impiantarlo ( e posso asserire autoctono la cui origine io, Manes Antonio Luigi pronipote di MANES Vincenzo , posso asseverare e sottoscrivere per origine e denominazione) , venendo usato ,vista la bassa gradazione , per tagliare i mosti ad alta gradazione e ad alta acidità volatile, in quanto l’Uva Manes avendo una acidità volatile bassissima , abbassa la loro acidità e aumenta la loro quantità senza squilibrare le caratteristiche organolettiche, di sapore e di alcolicità.
Sotto il ponte moderno sono ancora visibili, tra la vegetazione riparia, i contrafforti dell’antico ponte romano. Intorno alla Madonna del Ponte è stato realizzato un percorso naturalistico-didattico che percorre le rive de fiume e traversa il bosco ripariale di San Marzano.
alla Capitanata e all’agro di San Severo e dell’Alto Tavoliere dove opera L’Antica Cantina sono: Il Bombino Bianco, l’Uva di Troia e, se vogliamo dire così, per adozione consolidata nel tempo e nelle quantità, il Montepulciano e la Falanghina per la Minima distanza che intercorre tra il suo territorio d’origine, la Campania e quello di adozione, la Puglia.
Origine e cenni storici
Coltivato da lungo tempo in Puglia, sembra sia originario della Spagna, anche se la fonte non è accertata con sicurezza. In merito al suo nome, esso deriverebbe dalla forma del grappolo che, in base ad una visione immaginaria, rassomiglierebbe ad un bambino con le braccia distese. Da qui il nome di Bammino, versione dialettale dell’italiano Bambino, cambiato in seguito in Bombino. Quando invece per acclarata la provenienza spagnola, Bombino deriva da “Bovino” che in spagnolo si pronuncia come in italiano “Bombino” significando quindi “vino buono”.









